Su Netflix arriva “L’amore, in teoria”, la commedia sentimentale che in realtà è un piccolo romanzo di formazione

CINEMASettembre 22, 2025

In una Milano che sembra disegnata tra università, centri sociali e piazze di periferia, Luca Lucini porta sullo schermo una commedia sentimentale che in realtà è un piccolo romanzo di formazione. L’amore, in teoria racconta Leone, giovane studente di filosofia con l’anima più fragile che ribelle, capace di rifugiarsi nei libri e nelle buone maniere ma incapace di decifrare il caos dei sentimenti.

Il film si apre con un amore sbilanciato: Carola, la ragazza di cui Leone è da sempre innamorato, lo tratta come una comparsa utile, un fidanzato “di facciata” da esibire ai genitori. Lei però è legata a Manuel, personaggio ambiguo e arrogante, che non esita a trascinarlo in un incidente per poi lavarsene le mani. È questo evento a segnare lo spartiacque: Leone è costretto ai servizi sociali, e qui la sua traiettoria si incrocia con due figure decisive. Flor, un’attivista dal cuore ostinato, che lo trascina in una relazione fatta di sincerità e scosse improvvise. E Meda, un clochard filosofico, custode di frasi che pesano come aforismi.

Lucini sceglie un registro leggero, ma non superficiale. La sua regia osserva i personaggi senza giudicarli, lasciando emergere la goffaggine di Leone e la sua ricerca di un’identità affettiva. Le atmosfere milanesi, mai patinate, fanno da sfondo a una storia che oscilla tra la commedia degli equivoci e l’educazione sentimentale.

Il cuore del film non è la storia d’amore in sé, ma la maturazione di un ragazzo che impara a difendere la propria verità. Leone non diventa un eroe, ma qualcuno che finalmente smette di farsi da parte. È in questo passaggio – più che nel lieto fine sentimentale – che L’amore, in teoria trova il suo respiro: raccontare quanto sia difficile crescere, e quanto l’amore, pur restando inafferrabile, possa diventare pratica quotidiana e non solo teoria.

Il cast giovane (Nicolas Maupas, Martina Gatti, Caterina De Angelis) regge bene il peso di ruoli scritti con delicatezza, e la scrittura di Gennaro Nunziante insieme a Teresa Fraioli e Amina Grenci lavora sui dettagli più che sulle grandi battute. Ne viene fuori un film che non stravolge i canoni del genere, ma che riesce a restituire un ritratto onesto della confusione emotiva di una generazione.

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