
L’arte odierna di ignorare chi ti è di fronte
Quante volte vi siete trovati a cena con un amico, un parente o il vostro partner e, nel bel mezzo di una conversazione, avete visto il loro sguardo abbassarsi, la mano afferrare un rettangolo luminoso e l’intera persona svanire in una dimensione parallela? Beh, amici miei, congratulazioni! Siete stati vittime di un fenomeno che ha un nome: il phubbing.
Il termine, un neologismo che fonde “phone” (telefono) e “snubbing” (snobbare), è l’elegante modo per dire che qualcuno vi sta bellamente ignorando per perdersi nel vortice delle notifiche, dei meme e delle chat di gruppo. È la versione 4.0 del “sei con me ma con la testa sei altrove”, con l’aggravante di un dispositivo che fischietta, vibra e si illumina per ricordarvi che non siete l’attrazione principale.
Insieme, ma ognuno nella sua bolla…
Dal punto di vista sociologico, il phubbing è la prova tangibile di come la tecnologia, creata per connetterci, venga da noi utilizzata per costruire in realtà muri invisibili. Non è solo maleducazione, ma un vero e proprio impoverimento delle relazioni umane. Stiamo perdendo l’arte della conversazione, la capacità di leggere le espressioni facciali e il tono della voce, tutte quelle sfumature che rendono un’interazione autentica.
Questo comportamento ha conseguenze reali e misurabili. In una relazione di coppia, nella famiglia, con gli amici; fa sentire la persona ignorata come un fantasma seduto al tavolo lì di fronte. Secondo gli studi tutto questo porta a sentimenti di solitudine, ansia e, in alcuni casi, depressione.
Ciò che rende il fenomeno così grave è la sua normalizzazione. È diventato così comune che spesso non ci facciamo più caso, accettandolo come parte del nuovo galateo digitale: “Ok, mi stai ignorando per una notifica, ma tanto lo faccio anche io”. Un circolo vizioso che si autoalimenta, dove chi viene “phubbato” spesso risponde con la stessa moneta, cercando consolazione e connessione nel proprio smartphone.
In fondo, il phubbing è il triste paradosso del nostro tempo: siamo iper-connessi con persone lontane e sempre più disconnessi da chi ci sta a un braccio di distanza.
…anche alla cassa del supermarket, ma ho trovato ispirazione
Tutto questo per dire che oggi sono stata vittima di phubbing. Dopo tutto, ho trovato l’ispirazione per l’articolo in un momento di “attesa”: ho aspettato pazientemente che un cassiere finisse di scrollare sul suo smartphone, prima che iniziasse a far scorrere sul nastro la mia spesa!

Sono Antonietta Caragnano, ma chiamatemi Anto. Un’anima con la Puglia nel DNA e il mondo nel cuore, sempre pronta a scoprire e raccontare. Appassionata di natura, viaggi (“una dal trolley facile”!) e di tutto ciò che nutre corpo e spirito: cibo, vino, arte, sapere, incontri e racconti. Ho una formazione classica, studi in giurisprudenza, e un interesse spiccato per la lettura e la scrittura, da sempre mie complici nel fantasticare e sognare. Ho avuto il piacere di immergermi nel mondo del turismo, occupandomi, in tempi non sospetti, di curare le experience che rendevano indimenticabili i viaggi per chi scopriva il nostro paese. Dopo anni trascorsi a organizzare eventi e a tessere trame di comunicazione in giro per l’Italia, eccomi qui, come una figliola prodiga, di nuovo a Lecce.
Qui su Zazibou, mi dedico a scrivere storie e a condividere un po’ del mio mondo vagabondo, rientrata per ora a casa ma con un occhio sempre all’orizzonte. Chissà cosa ci riserva il futuro!