Carola Minardo: l’arte di ballare Frida e trasformare il dolore in bellezza

INTERVISTEOttobre 7, 2025

Carola Minardo, giovane ballerina Siciliana nata a Modica, ha catturato l’attenzione internazionale interpretando lo scorso giugno lo spettacolo “Frida”, coreografato da Annabelle Lopez Ochoa  all’Opera  Wrocławska di Breslavia. A soli 21 anni, Carola ha già dimostrato una maturità artistica notevole, portando in scena   una   Frida Kahlo fatta non solo di precisione, grazia, tecnica, ma anche e soprattutto  di vita, memoria, coraggio. Interpretare Frida l’ha consegnata al grande pubblico come danzatrice capace di incarnare, non solo di replicare e sicuramente questo ruolo resterà una pietra miliare del suo cammino.

A noi di Zaziboù Carola racconta come ha preparato un ruolo tanto complesso e profondamente umano, ma anche del suo percorso accademico partito da Modica sino ad arrivare a Cannes, e poi a Breslavia. Come ha gestito il peso emotivo, la fatica fisica, la nostalgia di casa, quali sono state le sue fonti di ispirazione, le sue paure, i momenti di svolta.

Carola, cominciamo da come è arrivata la proposta di interpretare Frida e cosa hai provato appena sei stata informata

L’arrivo di Frida nel repertorio dell’Opera di Breslavia ha segnato anche l’arrivo della coreografa Annabelle Lopez Ochoa. Per tre giorni avrebbe lavorato con alcuni di noi per effettuare i casting. Erano i miei primissimi mesi di lavoro e non avevo alcuna aspettativa, ero già felicissima di poter lavorare con una coreografa così importante! Ricordo però molto bene che, dopo una semplice lezione di danza, tre di noi furono chiamate per continuare a lavorare con Annabelle sul ruolo di Frida. Ero sorpresa ed entusiasta, ma allo stesso tempo molto nervosa: avrei lavorato accanto a una solista e a una demi-solista della compagnia, mentre io ero soltanto una ballerina del corpo di ballo. Il processo, durante quei tre giorni fu breve ma intenso, imparammo alcune delle parti principali del balletto e, l’ultimo giorno, eseguimmo tutto ciò che avevamo appreso, guidate direttamente dalla grande coreografa. Ero molto tesa, avevo tantissime informazioni sparse nel mio cervello e ricordo di aver dimenticato parte della coreografia, nella mia mente avevo già fallito. Ma Annabelle mi disse: “Dimenticati dei passi. Non è questo che voglio da te. Voglio vedere la tua Frida.” Così in preda al panico ricominciai da capo, dimenticando ma improvvisando gran parte dei passi ma cercando di restare sempre nel personaggio che lei stessa ci aveva descritto in maniera chiara, precisa ed impeccabile.

 Qualche mese dopo, durante un colloquio con la mia direttrice, mi fu annunciata la splendida notizia: avrei danzato Frida! Ero incredula e al settimo cielo, quell’esperienza che nella mia mente suonava estremamente negativa, aveva portato i suoi frutti. La grande coreografa aveva visto qualcosa in me, nonostante la mia giovane età e la mia mancanza di esperienza. Dovevo solamente aspettare qualche mese per poter scoprire con quale cast avrei ballato,ma io ero già estremamente soddisfatta.

Al ritorno di Annabelle Lopez Ochoa mi sentivo molto più pronta, soprattutto mentalmente, per affrontare il processo creativo. Avevo cercato di studiarmi al meglio la storia di Frida ed avevo cercato di rivedere il materiale imparato precedentemente. Dopo pochi giorni dal suo arrivo, venne pubblicata la lista del cast. Leggere il mio nome in cima, come primo cast, è stata un’emozione indescrivibile. Sarò per sempre grata a questa grande coreografa,perché non è scontato andare oltre le nomine e dar fiducia ad una ragazza giovane come me!

Lo spettacolo Frida, firmato da Annabelle Lopez Ochoa, le cui repliche sono ancora in scena, non racconta semplicemente la biografia dell’artista,   ma la trasfigura in immagini simboliche, visioni e atmosfere quasi oniriche,  che danno corpo al dolore, alla resilienza e alla potenza. Lo stile coreografico di Annabelle López Ochoa, richiede non solo tecnica e virtuosismo, ma, appunto, soprattutto la capacità di trasmettere emozione attraverso il linguaggio del corpo. Secondo te, quanto questo approccio ha influenzato la decisione della coreografa di affidarti il ruolo della protagonista, e in che modo hai sentito che le tue qualità si intrecciavano con la sua visione?

Esattamente,lo spettacolo di Frida non è solo uno spettacolo tecnico, ma un vero viaggio alla scoperta della pittrice e di ciò che è stata la sua vita, piena di dolore e sofferenza dove l’arte è riuscita ad alleviare tutto ciò.

Come ho detto precedentemente, durante la sua selezione, Annabelle Lopez Ochoa fu molto chiara. Non si interessava alla bravura di noi singole ballerine, alla nostra tecnica o al nome sulla carta,lei voleva tutt’altro. In quei pochi giorni fece la sua scelta in base a chi le trasmettesse al massimo una versione di Frida che si avvicinasse alla sua idea. Personalmente essendo stata in studio con due ballerine tecnicamente molto preparate e con più esperienza, mi sono detta che avevo una sola carta da giocare, ovvero quella dell’espressione. Capì subito quanto questo balletto fosse un viaggio intenso di emozioni ben precise e differenti tra loro che hanno accompagnato l’artista messicana durante la sua vita. Quindi mi focalizzai su tutti i dettagli emotivi che la grande coreografa condivise con noi. Quando spiegava dei passi ricordo che giustificava ogni movimento con uno stato emotivo ben preciso, dando immagini molto concrete. Penso che questo fu ciò che mi portò ad avere quella parte!

Successivamente ho capito anche che il mio lavoro e quello della coreografa combaciavano perfettamente con una chimica impeccabile. Ha apprezzato la mia umiltà, la mia determinazione e la mia voglia di crescere in poco tempo ed essere all’altezza del ruolo. Era molto chiara su ciò che voleva ma sentivo che si lasciava ispirare da chi si trovava davanti a lei e questo per me fu incredibile perché il processo diventò un vero e proprio scambio. Sono davvero grata per aver avuto la possibilità di lavorare con lei perché sono cresciuta tanto artisticamente ma anche personalmente!

Raccontaci un po’ dei tuoi inizi, Sicilia, Francia, e poi Polonia con il Balletto dell’Opera di Breslavia. È stato un percorso intenso e certamente non privo di sacrifici. Cosa ti ha spinto a cercare la tua strada lontano da casa, e quali sono state le sfide maggiori che hai affrontato?

Non è stato un percorso facile, ma per certi versi mi ritengo molto fortunata. So quanto il mondo della danza possa essere duro e competitivo, ma personalmente ho avuto la possibilità di crescere in ambienti sani, dove mi è stato permesso di evolvermi artisticamente in modo sereno. Tutto è cominciato da una sconfitta: la mia primissima audizione in un’accademia di danza all’estero, a Berlino. Non fui accettata. Avevo solo undici anni, ma per me fu una grande delusione: mi ero già immaginata un futuro lì. Ma da quell’esperienza nacque qualcosa di bello. Fu proprio lì che incontrai la maestra Anna Lombardo, direttrice artistica dell’Accademia Anime Scalze, che vide in me del potenziale. Decise di prendermi sotto la sua ala e prepararmi personalmente per affrontare nuove audizioni. Fu un anno di lavoro intenso, ma anche di grande crescita tecnica e personale.

Un anno dopo, fui ammessa al PNSD Rosella Hightower, a Cannes, in Francia. Ero al settimo cielo: finalmente stavo entrando in una vera accademia, un passo concreto verso il mio sogno. Quel luogo mi ha dato tantissimo, una solida formazione nella danza classica e contemporanea, ma anche una vera e propria famiglia su cui poter contare. E questo, vista la mia giovane età, non era affatto scontato. Sono rimasta lì fino al diploma. Poi è arrivato un altro momento delicato: quello delle audizioni per le compagnie, un anno pieno di dubbi ed incertezze. Trovare lavoro come ballerino non è semplice: mandi centinaia di email, video, foto, e spesso ricevi dei “no” non perché tu non sia abbastanza brava, ma perché molto spesso non corrispondi al profilo che la compagnia sta cercando. Quell’anno mi ha insegnato molto: ho capito che la bravura non basta, serve anche essere nel posto giusto, al momento giusto. Alla fine, quel momento è arrivato: sono stata accettata come ballerina del corpo di ballo al Teatro dell’Opera di Breslavia, in Polonia. Un nuovo inizio, una nuova città, questa volta per lavoro. Ora è appena iniziata la mia seconda stagione e mi trovo davvero bene. La compagnia ha un repertorio molto vario, che mi permette di mettermi alla prova in stili diversi ed è esattamente ciò che desideravo.

Non è stato facile lasciare casa così giovane. Avevo solo 13 anni quando ho deciso di partire per inseguire il mio sogno. Non supererò mai del tutto il dolore di aver lasciato la mia famiglia, ma sono stata immensamente fortunata: ho due genitori meravigliosi, che mi hanno sempre supportata, anche nei momenti in cui io stessa facevo fatica a credere in me. E una sorella che, nonostante tutto, ha avuto la forza di lasciarmi andare. Oggi, guardandomi indietro, so che ogni difficoltà, ogni “no”, ogni sacrificio, ha avuto un senso.

Carola, hai avuto esperienze formative e artistiche in vari Paesi. Quali differenze hai percepito nel modo in cui il pubblico di ciascun Paese si approccia alla danza, e in che misura queste diverse sensibilità hanno influenzato il tuo modo di stare sul palcoscenico?

Ogni paese ha una cultura diversa, e una delle cose che più mi incuriosiscono è capire che posto occupa la danza nello spazio culturale e artistico di ciascun luogo. In Italia, purtroppo, si fa ancora molta fatica a riconoscere la danza come una vera e propria professione artistica, con dignità e valore. Secondo me manca anche la cultura dell’andare a teatro. È per questo che, quando penso ai miei progetti futuri, sogno di poter portare la danza in Italia, e soprattutto nella mia amata Modica, una città ricca di arte, storia e bellezza, che si sposerebbe perfettamente con il linguaggio della danza. All’estero, fin da subito, ho notato una differenza importante: il pubblico conosce, si interessa e segue il balletto. In Francia, ad esempio, ho avuto l’occasione di esibirmi in diversi teatri, tra cui quello del Palais des Festivals, il famoso palazzo che ospita ogni anno il Festival del Cinema di Cannes. Oltre al cinema, lì si tiene anche un festival interamente dedicato alla danza, un evento straordinario. Ricordo l’emozione di vedere il teatro pieno ogni sera: il cuore mi si riempiva di gioia. Il pubblico francese è molto aperto e curioso: ama sia il repertorio classico che le novità della danza contemporanea.

In Polonia, dove attualmente lavoro, ho trovato un teatro meraviglioso, antico, che racchiude storia, eleganza e tradizione. Esibirmi lì è ogni volta un’emozione fortissima. Quando ho scoperto quanto siano richiesti i biglietti per le nostre performance, ne sono rimasta sorpresa e commossa. La compagnia non fa molti tour, quindi ci esibiamo sempre nella stessa città , questo ha creato un rapporto speciale con il pubblico, che è molto abituato ad andare a teatro regolarmente: vengono a vedere il balletto, ma anche l’opera e i concerti d’orchestra. Quasi tutti gli spettacoli a cui ho partecipato sono andati sold out, e questa è una cosa meravigliosa. Il pubblico polacco è molto legato al balletto classico, ma ultimamente si sta aprendo anche al contemporaneo. Ad esempio Frida, una produzione lontana dai canoni classici, è stata accolta con grandissimo entusiasmo e successo. Sono profondamente grata di poter fare della mia arte il mio lavoro, e di poterlo fare in una città che apprezza davvero ciò che portiamo in scena.

La nuova stagione è iniziata e sei stata riconfermata all’Opera di Breslavia. Guardando al futuro, quali sono i tuoi sogni e i tuoi prossimi obiettivi come ballerina? C’è qualche ruolo che vorresti   interpretare o qualche palcoscenico su cui vorresti danzare?

Sono molto felice di essere stata riconfermata all’Opera di Breslavia. È una compagnia ideale per iniziare la mia carriera: un ambiente stimolante, dove sento di poter crescere artisticamente e umanamente. Guardando al futuro, cerco di non pormi limiti. Voglio rimanere aperta a tutto, senza barriere mentali, perché ho imparato che spesso le esperienze più inaspettate sono anche le più formative. Già ora sto vivendo un sogno: danzare un pezzo di Jiří Kylián, un coreografo che ho sempre ammirato. È un’opportunità che mi emoziona profondamente.

In generale, mi piacerebbe continuare a valorizzare il mio profilo come ballerina classica e neoclassica. Mi affascina l’idea di esplorare diverse realtà, magari in teatri tedeschi o svizzeri, che offrono un repertorio ricco e variegato. Poi, in una fase successiva, mi piacerebbe approfondire il linguaggio contemporaneo, magari lavorando con compagnie come Aterballetto o Göteborg! In generale, cerco di seguire un approccio aperto e flessibile: credo che ognuno abbia il proprio percorso e che le cose giuste arrivino al momento giusto, se si lavora con impegno e passione!

Nella stagione che sta per iniziare, sia già quali saranno i tuoi impegni professionali?

La stagione è iniziata nel migliore dei modi! Ho avuto l’onore di partecipare al festival ‘Quartier Danse’ a Montréal, in Canada, dove ho portato in scena l’iconico passo a due tratto da Frida. È stata un’esperienza straordinaria, un’emozione grandissima poter condividere un po’ della mia adorata Frida con un nuovo pubblico internazionale. Tornata in Polonia, Frida è tornata nuovamente sul palcoscenico, e aprire la stagione con questo spettacolo è stato davvero speciale per me.

Quest’anno abbiamo due première molto attese. La prima, intitolata “Lumière”, andrà in scena a novembre e sarà una serata “triple bill”, con tre coreografie diverse. In questa occasione avrò l’opportunità di danzare “Un Ballo”, del grande Jiří Kylián e “6 Breaths” di Rafael Bonachela , due lavori profondi, intensi, che non vedo l’ora di interpretare. La seconda creazione, invece, è prevista per giugno e si intitolerà “Midnight Summer Dream”. Sarà un nuovo progetto creativo, e sono molto curiosa di scoprire cosa ci aspetta. Durante il periodo natalizio porteremo in scena “Lo Schiaccianoci”, e più avanti interpreterò Gerda , un ruolo solista , in “Snow Queen”, una coreografia della nostra direttrice Małgorzata Dzierżon. Sarà il mio debutto in questo ruolo, e sono davvero entusiasta! Infine, la stagione proseguirà con due grandi titoli: “Romeo e Giulietta” di Jacek Tyski e “Napoli 1841” di Johan Kobborg. Un programma ricchissimo, pieno di sfide artistiche che non vedo l’ora di affrontare!

Grazie di cuore gentile redazione di Zaziboù, è stato un piacere partecipare a questa intervista! Grazie per aver scelto di parlare del mio percorso, per me come ballerina ed artista è davvero importante sapere che il mio lavoro arrivi oltre il palcoscenico. Grazie per offrire questo meraviglioso spazio culturale, al giorno d’oggi credo che sia davvero importante!

Grazie a te, Carola!

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